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#1. Frankie goes to hollywood, Paolo goes to America
07/07/2007
Paolo va in America, in tournee, per due settimane, con i Fiamma Fumana.

E il pensiero flash che si è materializzato nel mio cervello era strutturato pressapoco così: L'America. Cioè,.. L'America, questo posto che sa di gigantesco, di Wow!; America: grattacielo, new york, pistole, serial killer, fragilità degli infissi, porte di cartone, grand canyon, yellowstone, las vegas, yoghi e bubu, fast food, banana split, Tip Tap.

E questo pensiero mi ha fatto riflettere. L’America. Cosa ne so io dell’America poi? Non è come dire Londra, Berlino, Parigi, Praga o Atene. Cioè: L’America! (Lo so, dovrei dire “Stati Uniti” ma è più bello America). E non è solo il fatto che si tratta di un continente. Dire America è più facile che dire Giappone per esempio, una cultura lontanissima da me (a parte il sushi), ma dire America dal mio punto di vista è anche assolutamente più spaventoso.

Infatti ho detto a Paolo: mi raccomando, tieni la testa bassa, rispondi sempre di sì e non discutere con nessuno che quelli lì girano con le pistole.

Poi mi sono detta: beh, forse esagero però. Ho quindi pensato, per tranquillizzarmi, di fare un elenco di quello che so dell’America e degli americani.

Osservazione empirica

Io, nella mia vita, ho conosciuto due Americani.

Il primo americano è un’americana, una ragazza di Boston, conosciuta a Londra, con una tendenza a lamentarsi della scarsa quantità di rapporti sessuali concessi dal suo ragazzo inglese e la propensione all’utilizzo di aggeggi meccanici in un ottica di autoerotismo.

Ora, io all’epoca avevo circa 19 anni e si sa cosa si dice delle dimensioni di ambienti e oggetti nei ricordi delle persone ma francamente, ripensandoci, le proporzioni di un particolare aggeggio, alimentato elettricamente, ancora mi lasciano perplessa. E rivedendo la scena dall’esterno non posso fare a meno di visualizzare lo stupore che si deve essere dipinto nei miei occhi, prima, quando tale young Boston girl, ha aperto la scatola mostrandoci il suo ultimo acquisto, e l’incredulità poi, quando con tutta la naturalezza del mondo l’americana ci disse: bene ragazze, lo metto qui (sull’armadietto del bagno) quando volete usarlo fate pure!

L’americano numero due che ho conosciuto, in ordine cronologico, è Eddie, l’amico del Garaz. Eddie è un insegnante di Italiano (mi pare di ricordare) in America e ha una grande passione per le corse in bicicletta e per l’Italia che ha visitato parecchie volte. Ha anche un cognato che fa il pompiere che ho visto una volta e che è un personaggio fisicamente molto imponente, è l’americano che ti aspetti: Tex Willer, John Wayne, gente che cresce a bisteccone e patatine fritte. Quelli che salgono a cavallo e tu dici: che cavalli piccoli che hanno in America! E invece no, sono gli americani che sono grandi!! L’altra cosa che mi ha stupito del cognato di Eddie è che lui e la sorella di Eddie si sono sposati a 16 anni. Ma è legale in Italia sposarsi sotto i 18 anni?

Comincio a tirare le mie prime conclusioni. Dunque in base all’esperienza diretta, acquisita sul campo, come dire empirica: 1. le donne americane vivono una sessualità molto intensa oppure le ragazze di Boston sono ninfomani.
2. gli americani si sviluppano imponentemente: è per questo che si sposano prima.

Un po’ fragile come risultato, mi rendo conto.

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